Le opere contenute in questo blog, scritte da Umberto Coro, sono tutelate da diritti d'autore

24 dicembre 2011

Da...“STATO D’ANIMO” 2° L’UMILTA’


Non grandeggiarti mai!
Di ciò che fai, ciò che dai, ciò che sai!
Non atteggiarti troppo!
D’essere sempre al centro,
al primo posto…
Il sapiente, l’intelligente, il consigliere, il consiglio, il direttore, il dirigente, il professore, l’insegnante
il ministro, il presidente, l’attore, l’autore, il narratore…
tanto convinto di un grande ascolto!
Accompagnato da chi t’ascolta... ... da un…lungo… … Sbadiglioooooo!

Umberto Coro. Dal libro “Ancore” Cuorgnè. 01\04\0

La quercia le sue fiabe e le sue realtà

Dis. Luca Milia
E la storia di un uomo un po’ bambino,
un po' ragazzo che non ha mai visto gli Angeli.
Viveva tra le fiabe coi suoi sogni sopra gli alberi.
Lui aveva come amica, come casa, una Quercia, che tutto le confidava.
Come Aladino e la lampada, al suo albero lui i suoi desideri esprimeva.
E non era solamente la voglia di volare col tappeto, o ed esser divo,
ma il desiderio ad una vita, riconducibile al sorriso ad un motivo.
Una storia di un bambino capriccioso, come lo sono stato anch’io!
Ma anche lui come me, dava un senso alla sua vita, ed amava il suo Dio.
Finché una notte, la sua Quercia col suo ramo, entrò nella sua finestra
Lo abbracciò con i suoi possenti rami, e dai suoi sogni lo rapì.
Lo portò nelle sue notti e nei suoi giorni centenari…
Prima ancora di farlo partire Lei gli disse:
“Troverai le realtà dei miei, e dei tuoi giorni,
tra le nubi, le montagne, il cielo azzurro è nei boschi tra le favole.
Prima di partire, devi esser consapevole che anche nelle fiabe come nella realtà,
ci sono gnomi capricciosi, fatine un po' gelose ed degli orchi indiavolati.
Quando poi vorrai uscirne, grida forte il mio nome, ed io ci sarò!!
Ti riporterò poi nel tuo futuro, in quei giorni, dove io ti rapii,
dove tutto di me e di te hai scritto,
dove tutto di me, hai detto raccontato
E di te, forse qualcosa hai scordato, o tralasciato?”
È la storia di un bambino un po' ragazzo e diventato uomo, che non ha mai visto
gli Angeli
Ma ci crede! gli disegna nella mente e nel suo cuore… Dopo Dio!.
È sarà sempre la sua finestra,
a trasportarlo oltre quei silenzi che parlano.
È sarà sempre dalla sua Quercia, che il suo mondo,
le sue braccia, i suoi occhi, ancora adesso…
Abbracciano, Guardano, Vivono!!

Cuorgnè, 18\ 08\07. Umberto Coro.
Opera unica. Dedicata al mio paese natio. Ozieri (SS)

23 dicembre 2011

Mamma gatta


Mamma gatta…

Non ha più i suoi neonati da allattare
Ora lei non ha più, un padrone…
Un umano che la possa ospitare
Non ha casa, né più i suoi micini
e vagabonda se ne va, nei viottoli della città
a cercare fra i bidoni della spazzatura qualcosa da mangiare.
Con quella nenia triste triste, chiama ancora i suoi gattini,
mentre vaga coi suoi lamenti,
tra i bidoni della spazzatura trova briciole di pane…
Sente poi un eco, come un lamento di un essere, appena nato.
Tra l’immondizia trova un batuffolo
di un cagnolino, li abbandonato.
Mamma gatta non sta un attimo ad esitare,
come lei sa fare…lo afferra tra i suoi denti come se fosse
qualcosa da baciare
Attenta come una vera mamma
se ne va col cagnolino, senza badare a razze
come fosse il suo micino!
va a cercare un luogo più sicuro, per proteggerlo,
allattarlo, come fanno tutte le mamme con il loro bambino.
Mamma gatta allatta un cucciolo di cane appena nato!
È felice ed orgogliosa di aver fatto ciò che ha fatto
Fa le fusa al suo piccino. Ora è sicura tra le rovine
di un vecchio magazzino abbandonato.
Non le importa se gli umani non si accorgono di lei
Non le importa di esser diva per un gesto tutto suo
Non le importa se i giornali per un gesto così…da umano?
Non parleranno e non scriveranno mai di lei.
Umberto Coro. Cuorgnè, 08-01-09

Il cane e il bambino


foto.libero.it

Una sera d’autunno.
Mi ritrovai per strada, non c’era nessuno
Ma ad un tratto vidi un bambino
seduto su un tronco di un albero.
Il bimbo era avvolto dalle foglie appassite
Piangeva, piangeva e parlava da solo
Tra le mani aveva un panino, che non riusciva a mangiare,
nel mentre passava anche un cane zoppo e randaggio, aveva fame!
Il bambino, impaurito e tanto stupìto
nel sentirlo parlare. “No! No!” gli disse il cane
“Non spaventarti! non mangio bambini, io mangio panini!!
Il bambino timidamente gli passa il panino
E lui, dopo averlo mangiato, si lecca il muso
contento e … “ Che piangi, che piangi?”
chiese il cane al bambino, “è morto forse il tuo cagnolino?”
“No!” rispose ancora incredulo il bambino.
“Allora che fai qui tutto solo?
racconta, racconta! Io sono un fedele amico, sono un cane!!”
Il bambino sorride, e comincia a raccontare
“Son stato adottato da due genitori che pensano solo a lussi, ricchezza!
Bisticciano sempre! mi ignorano sempre!
Mai un po’ d’afetto, mai una carezza.
Mi sento triste e son solo qua giù”.
Il cane commosso raconta la sua.
“Sai!… Anch’io avevo un ricco padrone
Avevo una casa ed anche un bel nome,
ma quando sono invecchiato
mi han chiuso fuori dal portone
ed ora non ho più una casa
non ho più un padrone!
Non ricordo più nenche il mio nome?
Ma basta tristezza! Sorridi piccino!!Piutosto te lo volevo dire da prima
mi toglieresti dalla zampa questa spina?”
“Sii!” Rispose contento il bambino,
“E ti posso abracciare così, mi riscaldo e stiamo vicino?”
Sul più bello… mi sono svegliato…Che peccato!
E ho pensato di raccontarlo a te, e a quelli come te.
Sperando… di non averti annoiato.

22 dicembre 2011

L’incantesimo… sporcato



Entra uno spiffero di luce
dalla finestra, nonostante le ante,
siano ben chiuse.
Un silenzio insolito, come festante!
“Che ora è!!?”
Mi alzo… apro e…
Davanti a me, una cartolina di Natale!.
Qualche sfumatura nera,
soffocata dal grigio, il resto e…
tutto, un’anima bianca
Ecco!
Passa un bel cagnone,
in compagnia del suo padrone.
Un attimo e…
Per terra una glassa marrone,
E’ cacca? “Siii!” del cane?
Noo!!… del padrone!!…
Perché non la raccoglie!… cogli… one!!!

Dal libro “Ancore”
Umberto Coro. Cuorgnè,02\04\08

21 dicembre 2011

Miraggi nella mente



Img. Paint Umberto Coro
Apro!
Davanti a me 4 mura vuote, sporche.
4 quadrati di luce di un balcone.
Un letto, sporco, infossato.
Eppure… non sono mai stato in una prigione!
Penso.
Un barattolo di bianco, un tubetto d'azzurro
Un altro di verde, niente rosso!
L’ho visto abbastanza sui corpi della gente.
“Pace!” Sussurravano distaccandosi come foglia,
dal ramo della terra e dopo? Il niente!
Guardo.
Dove posso cominciare a cancellare in ogni senso,
queste guerre! Con il bianco o con l’azzurro?
Forse e meglio, iniziare con il verde,
per ridare vita a codeste aride terre!
Vedo.
Nelle quattro mura le sue stagioni,
colorate dalla mia mente,
disegnate a mano libera.
Sono paesaggi riferiti ad illusioni.
Chiudo!
Quella porta, quel balcone ai miraggi della mente,
per aprire una finestra, ad una brezza di speranza,
di fiducia alla libertà pulita, al futuro,
all’amore per la vita!… Alla buona gente.

Umberto Coro. Cuorgnè. 27\02\08

20 dicembre 2011

Oggi ...e sempre sposi



Due mani.
La mia e la tua, si stringono.
Questo è il primo contatto all’amore!
I nostri occhi, si guardano
Tutto si collega alla vita al cuore!
Le altre due?
Abbracceranno il mondo!
Quello che ci darà?
Non pensiamoci, adesso!
Lo troveremo strada facendo!
Nel frattempo,
m’inventerò una fata, un mago,
per tenere fermo
questo stupendo momento
che stiamo vivendo!!

Umberto Coro. Cuorgnè, 20\02\ 08

Il povero e il ricco



Ho visto un uomo
Accasciarsi, su un angolo di strada.
Aveva i vestiti a brandelli!
Ma i suoi occhi: erano sinceri erano belli.
Ho visto anche un ricco,
passare nella medesima strada,
aveva un bel vestito, e la gente
a guardarlo si voltava!
Ma a quel povero mai
Nessuno, lo guardava.
Compreso il ricco: che passando lo insultava.
Le sue mani che rassomigliavano, a
piccoli rami, di un albero secco,
si: erano così le mani, di quel povero vecchio,
che tendeva al ricco.
Ma lui, guardava alla vetrina…
un bel diamante! Chissà
forse da regalare alla sua amante?
Un mattino: il povero
Moriva, in quella strada,
il ricco che passava: lo guardava!
E una lacrima dai suoi occhi spuntava..
Ma non perché piangeva!
Sbadigliava!

(Tratta da op. unica “Petali X Voi”) Umberto Coro.(Olbia Anno 1991

19 dicembre 2011

Dondola Nonna



Dondola Nonna
Sulla tua sedia dondola
Con i tuoi occhi rivolti all’infinito dondola
con quel sorriso strano dondola nonna
sulla tua sedia dondola.
Guardi fuori nei prati pieni di fiori?
Oh!!... Mi son scordato tu non ci vedi
E ti ricordi ieri.
Dondola nonna e pensi ad ieri
quando il sole ti dava fastidio nel prato
ed ora lo vedi offuscato.
Nonna dondola ancora
io non ti ho mai dimenticato;
Non ho dimenticato le tue favole e le tue belle parole,
nonostante i tuoi occhi nascondevano un profondo dolore.
Dondola nonna non ti stancare
non andartene a letto a sognare,
Sognare distese di fiori
O!! quanto sia grande il mare!
Se dormi e ti chiamo… ti devi svegliare!
Dondola nonna e sorridi un pochino
stammi sempre, sempre vicino.
Dondola nonna e…!
Quando in cielo sognerai di volare
Di chi ti ha voluto bene… Non ti scordare!!

(Olbia anno 1981) Coro Umberto.
(Tratta da. Op. unica “Petali X Voi”).

Non lasciarmi



Lascia che il vento
porti via i nostri rancori.
Lascia che il vento,
nel silenzio della sera ,si senta frusciare,
e faccia danzare gli alberi
e dondolare il mare.
Lascia che il vento sollevi i tuoi capelli
per poterti ammirare meglio
e capire che di te sono degno!
Lascia pure che il vento
porti via tutto stasera ,
Ma non lasciare
che il vento ti porti via da me.

Coro Umberto. Ozieri 1985

"Inno al Mare"

1° Dis Paint Umb Coro
2° Dis. Paint Umb. Coro
Sopra uno scoglio mi fermo a guardarti!
Il sole che tramonta sembra quasi baciarti
La fresca brezza della sera!
Sembra che...voglia cullarti!
Mare ,mare ,mare ,mare.
I delfini danzano, i gabbiani in cielo cantano!
Per poterti addormentare…
Mare, mare, mare, mare;
Quando la luna ruba il posto al sole!
E si sta sempre a specchiare
Tutta la notte vorrebbe giocare con te
Mare, mare, mare, mare
Pieno di tanti misteri
Fammi entrare nel tuo regno
per conoscerti ancor meglio;
Il tuo mondo e diverso dal mio;
Quanto vorrei viverci anch’io
Mare, mare, mare, mare,
Tu fai sempre innamorare
Per una sera, per tutta l’estate
o anche per tutta la vita.
Mare, mare, mare, mare,
Questa e la mia ultima sera
E ti devo salutare
per un'altra estate al mare
Mare, mare, mare, mare,
Sai mi sono reso conto
che tu meriti rispetto,
Grande, grande come te
Mare, mare, mare, mare;
Questa semplice poesia,
L’ho cantata stamattina mare,
Mentre me ne andavo via
L’ho cantata con il cuore mare
Tu mi hai fatto innamorare..
E i gabbiani nel cielo cantano…Mare!..
Mare, mare, mare, mare!..
Umberto Coro. Cuorgnè, 05\05\05
Tratta dalla  opera unica “Petali per Voi

16 dicembre 2011

"Da in amore in amore"

Immagini d'amore romantiche baci
Così lei se né andò           
Per nuove libertà           
Cercava nuove immagini           
per la sua felicità...           
e senza aprire un libro           
di pura fantasia,           
si ritrovò in un sogno,           
un sogno tutto vero!           

            Camminerai con lui,
            saltando con sorriso
            i muri degli ostacoli.
            Camminerai con lui,
            da in amore, in amore
            fra mille e più miracoli.


Umberto Coro, Cuorgnè 15\07\09

"Il Sapore della gioia"



Dis, Paint Umb.Coro

Ogni sguardo verso il tuo cielo,
tra le nuvole, o il sereno,
ai colori del mattino,
ai tramonti della sera,
al tuo passo, al tuo cammino,
lungo viale, lungo mare,
lungo il fiume, o nei sentieri,
è il sapore della gioia! della vita!
è sentirsi ogni giorno esploratore
nella mente e nelle mani di un bambino.

Umberto Coro, Cuorgnè 16\06\11

"Il percorso di una amicizia"


Vieni con me sulla montagna,
Ti farò vedere dove il fiume inizia il suo cammino.
Dove nasce e dove va a morire:
Come può essere un’amicizia!
Guarda come nasce limpido, pulito:
Come può essere un’amicizia!
Guarda gli altri affluenti, come gli vanno incontro!
Lui sembra molto contento e si fa grande:
Come può essere un’amicizia!
Adesso guarda come corre: bello,
gonfio, ma sempre pulito.
Mentre scendiamo con lui, trova un ostacolo:
una roccia e si divide per un po’.
Dopo si ricongiunge e riprende
Il suo percorso ancora limpido, ancora pulito:
Come può essere un’amicizia!
Guarda quanto piove! Adesso il fiume s’ingrossa,
si sporca e rompe gli argini, porta via tutto!
Tutto ciò che c’era di bello, di buono.
Quando la sua collera si placa,
Ritorna sui suoi argini: ma non è come prima.
S’è lasciato dietro macerie e fango:
Come può essere un’amicizia!

Coro Umberto, Courgnè 2002

Tratta da op. unica “PETALI X VOI”

15 dicembre 2011

"La fiaba che non c'è"


Dis. Paint Umb. Coro

C’era una volta un bambino
che viveva in una fiaba che non c’è
Lui sognava di essere già grande.
Non si tratta di Pinocchio,
ma come lui…affondava nei suoi sogni
e nelle bugie. Insieme a suoi compagni, era
convinto d’imbrogliare il tempo imitando i grandi.
Marinava la scuola per
perdersi poi in quella libertà dei campi.
Cera una volta… il padre che
lo guidava nella vera strada della vita
“ Questa è la scuola!…quella che t’invita!”
gli diceva, ma il bambino senza rendersene conto
non badava ai consigli di suo padre
e continuava a seguire il suo sole
ignorandone ogni giorno il suo tramonto.
Una mattina prima del sole
il padre posò sulle mani del suo settimo figlio
il pane caldo, fatto durante la notte
dalle mani bianche della madre,
mentre il sudore gli colava dalla fronte.
C’era una volta un bambino
che lasciò la scuola, per la sua voglia di volare
Fin che un bel giorno…
si ritrovò tra gli abbondanti impasti di farina
e restò li, ad imparare quel mestiere
Così contento di rientrare a casa con il primo sole
E con il buon profumo di panettiere
posava ogni mattina nelle mani del padre e della madre
quel pane caldo per dire loro… “Grazie!!”.
È ringraziò anche Dio!…
C’era una volta quel bambino
Ma non era Pinocchio o, Piter Pan…No! no!
“ Ero…e sono… Io!”

Umberto Coro Cuorgnè,15.12.06




13 dicembre 2011

"Verrò a trovarti ancora"

Poesia dedicata all’opera “Nebulosa Laguna, costellazione del sagittario” di A. Grossi.
Con tanti auguri “Buon Natale” a tutta la famiglia


Verrò a trovarti ancora
e un’altra volta ancora
Quando vorrò……
di giorno di notte non importa
perché c’è sempre un amore immenso
oltre questa porta.
Saranno le tue mani a presentarmi il sole
In questo immenso spazio che richiama amore
In questo silenzio parla ogni colore
Una lacrima di gioia… “Guarda!!” brilla di emozione,
si unisce a le altre stelle
e nascono le note per una bellissima canzone dell’universo
perchè di Te, io mai nulla ho perso!!
E in queste lunghe notti
Verrò a trovarti ancora.
Piccolo, piccolo sarò
e come fa un bambino in cerca di sua madre
senza bisogno d’ali, raggiungerò quel buio
che buio poi non è, E di te la luce avrò.

Umberto Coro Cuorgnè, 30\11\11

"Il cane pastorello"

Esci presto stamani
Con le tue pecore ed il tuo
Fedele amico, il cane.
Lasci le pecore al pascolare
E tu seduto sopra una roccia, cominci a pensare
Forse ad un futuro migliore
Di diventare ingegnere oppure professore.
Poi ti butti su prato e;
cominci a sognare, a sognare!
Ma ecco ad un tratto abbaiare
Il tuo fedele amico, il cane e mezzogiorno
E devi mangiare, apri la sacca
C’è del formaggio, salame e un tozzo di pane
Non sei soddisfatto
È poca la roba e tanta la fame
Ma senza rimorso la dividi
Col tuo fedele amico, il cane.
Ad un tratto vedi le pecore agitarsi e scappare,
lasci tutto così e vai di fretta per farle calmare.
Torni poi indietro con la rabbia tra i denti e non basta
Bastoni il tuo cane, perché si ha mangiato tutto
Il formaggio tutto il tuo pane!
Povero cane fuggendo si mette ad urlare
Chissà se tornerà con te, nei campi al pascolare.
È sera ormai, ti senti un po' triste ed in colpa
Per aver bastonato il tuo fedele amico, il cane!
Ma eccolo! Eccolo ad un tratto arrivare.
A una busta in bocca(Be non esagerare!)
Lui si scodinzola timido e pian pianino
con la testa china a te si avvicina! Per farsi perdonare
Tu gli vai incontro piangendo
Lo abbracci dicendo “ Sei tu che mi devi perdonare!”.

Umberto Coro. (scritta ad Olbia nel 1980 )

12 dicembre 2011

Quattro stelle nel cuore


Ho scritto un libro"4stelle nel cuore".
Non è un libro di mille parole
Anzi!...non ha neppure le pagine,
ma solo l'inchiostro rosso
che è il mio cuore.
L'ho scritto per Monica, Debora
Daniele, Eleonora.
Sono queste le mie 4stelle che brillano sempre
di giorno di notte fino all'aurora.
Voi siete le stelle che accendono
di luce più immensa ai miei passi, al mio cuore.
Voi siete l'amore, la gioia, l'armonia.
La mia compagnia, il mio sole.
Ho scritto nel libro del cuore,
queste poche parole
e non voglio che vadano come le cose
nascoste nel soffitto
ma che si vedano in ogni parte dell'infinito
"4stelle nel cuore"
Ecco il libro che ho scritto!

Umberto Coro Cuorgnè, 15/09/05

(Op. unica Petali per voi)

"LE MIE 4STELLE"

07 dicembre 2011

COMPAGNIA TEAT. "KICECE'

Domenica 11 Dicembre a Cuorgnè TO
E Sabato 17 Dic. a Nomaglio  To
Replica "Sarto per Signora"
Il dottor Moulineaux (Luca Piccoli), neo sposo alquanto disinvolto, tradisce la giovane e virtuosa consorte (Alba Camarda) con un’altrettanto giovane e affascinante donna (Serena Patti), consorte del generale (Cosme Domingo Satalino) il quale a sua volta tradisce la mogli...e. Insomma tutti tradiscono tutti. Ma la storia si ingarbuglia quando l’affitt...acamere Bassinet (Umberto Coro), in passato legato proprio all’amante di Aubin (Silvia Leone), affitta a Moulineaux, per i suoi incontri amorosi un ammezzato in precedenza abitato da una sarta. Da qui tutta una passerella di situazioni confusionarie e grottesche che manderanno all’aria i piani del dottore. Moulineaux , infatti, sorpreso in quella casa sgangherata da Aubin, è costretto per salvare la faccia ( e non solo) a spacciarsi per sarto, in una serie di reazioni a catena che, naturalmente , finiscono per coinvolgere tutti quanti. Ad alimentare la confusione la cameriera di Moulineaux, Stephanie (Stefania Ragusi) e la suocera, la signora Aigreville (Maria Sciascia).
E’ il trionfo scenico di una serie di faccia a faccia tra persone che non dovrebbero incontrarsi, situazione caratteristica e tipico meccanismo comico di Feydeau è la rappresentazione di un universo assurdo e reale insieme che è al tempo stesso divertimento e critica sociale.

Poesia di Natale

"C'era una volta... il mio Natale"

In una fredda sera
la fredda tramontana
col cielo azzurro azzurro,
giocava assieme al vento
con lo zampillo di una fontana.
Quel vento freddo, freddo!
mi pungevano le mani e il viso,
ma io sempre col sorriso
guardavo l’ultima foglia tremante
ancora appesa al ramo.
Se pur ancor lontano
nell’aria si sentiva, il profumo di Natale.
Mio nonno sul camino
a leggermi il suo lunario
ed io seduto gaio a starlo ad ascoltare!
“Domani bimbo mio arriverà la fiocca
lo ha detto il mio lunario
sarà un bianco Natale!”
Infatti, quel mattino sentivo
scoppiettare il fuoco del camino!
Cosa mai sarà? questo silenzio strano?
Mi alzo piano, piano e verso la finestra
va subito il mio sguardo.
La quercia tutta bianca!
Mio nonno seduto sul camino
Mi fa poi l’occhiolino “hai visto bimbo mio
la neve tutta bianca, la neve di NATALE”

“0P. UNICA. DEP. SIAE "Petali X Voi“

Umberto Coro. Cuorgnè. 05\10\ 05

02 dicembre 2011



"Una favola per tutti"
Casa Ed. L. Pellegrini editore
Quanto sto per narrarvi è frutto di pura fantasia, se consideriamo che è una quercia a raccontare
ciò che narra però è verosimile e ambientato negli anni 1945/ 1951.
....Sono 4 bambini che si ritrovano come per magia, davanti a una Quercia parlante e tre folletti.
i bambini poi , grazie alla saggia quercia si addentreranno in un lago... dove vivranno una storia di adozione, una favola quasi vera e...
Prefazione del regista Mauro stante
Chiesi ad Umberto, dopo aver terminato il suo romanzo
“ La quercia e i bambini di tutti”: “ Hai mai letto  William B. Yeats?”.
Mi rispose di no .
Eppure questa storia “sarda” con alberi parlanti, gnomi, folletti, spiriti buoni e segreti, mi rimandava a quelle “fiabe Irlandesi” che lessi tempo fa.   Perché?
Chissà, forse è vero che tutti gli isolani si assomigliano: il loro rapporto con la terra brulla, arida, dura e col mare che sempre ha portato il colonizzatore di turno.
Questa “ apartheid geografica” li tempra, li rende “ squisitamente diversi” .
Ma sempre fieri e mai domi .
Ecco, allora, che come Yeats, Umberto  Coro racconta la “sua isola” e traduce in immagini visionarie una cultura poliedrica, nutrita dai miti della sua terra e da una tradizione simbolista ed uno spiritualismo razionalista .
E così la Sardegna diventa punto di partenza e il suo racconto ne travalica i confini per diventare, non solo una storia “sarda”, ma una storia “per tutti”.
Una storia dove ognuno può ritrovare un pezzo della “propria” storia: la “propria quercia”, le “ proprie radici”.
Dalla prima pagina ho “sentito”  di leggere un romanzo di grande respiro e universalità. E questa, credo, sia la caratteristica dei grandi narratori.
Buona lettura
Mauro Stante
Attore, regista e insegnante di recitazione .
1957...Io ieri e mio Padre
Lo so, sarebbe banale affermarlo che ieri  non è Oggi.
Allora ero uno dei tanti bambini, che nell’innocenza saltavamo i muri degli altri giardini, ma con la coscienza che oltre quei muri, quei  frutti maturi
erano d’altri padroni, ma chissà perché erano i più dolci, erano buoni!
La fortuna però spesso c’ingannava!
Sotto l’albero c’era il padrone che armato di rastrello e bastone ci aspettava.
Io, ed i miei fratelli minori, come a delle agili scimmie, saltavamo quegli alberi da un ramo all’altro lasciando cadere tutti quei frutti maturi sulla testa del padrone.
Veloci come a delle rondini volavamo verso casa, ma? … mio padre già sapeva!
E come una sentinella sul portone ci aspettava, col suo capello in giù,
e con gli occhi puntati su di noi come un leone,
era già pronta la nostra punizione!
Ed io che ero il più grande, la punizione era la più pesante.
Ero il settimo degli 11 figli.  “Settimo non rubare”  lui diceva,
e dentro la stanza per ore ed ore, mi rinchiudeva,
con solo le mutandine, o anche senza.
Io mi vergognavo, e mi nascondevo sotto il letto
rimanevo tanto li sotto, a riflettere, e farmene una ragione, e una ragione c’era,
lui era severo ma non cattivo.
Voleva solo insegnarmi quello che allora non capivo!.  
Intanto un altro sole nasceva ed era un nuovo giorno da sognare ad occhi aperti,
Mentre poco distante da casa alla stazione, dove partivano ancora i treni a vapore; mio padre sporco di carbone aspettava un caldo caffè,
e con un sorriso, infilandosi la mano in tasca, toglieva fuori una caramella
come a perdonare la mia, ennesima…marachella!
Intanto il sole aveva raggiunto il suo mezzogiorno e noi 11 figli con nostra Madre seduti sul gran tavolo; aspettavamo impazienti il suo ritorno, 
per assaporare insieme quel buon piatto di pasta, che sapeva delle mani buone di mia madre, ed il sudore di mio padre.
Ma non era ancora il momento per noi ancora bambini di capire che…
In quelle tenere mani di una Madre, c’era un duro lavoro.
Quelle ruvide mani di un Padre  che scuotevano dalla fronte gocce di sudore colorate di nero e che solcavano il suo viso; era carbone!

Mentre io ancora dietro ai miei fratelli minori, sulla cima della grande

Quercia, ci facevamo cullare, fingendo e credendo di volare nell’azzurro
colore di quel cielo… Poveri, ma ricchi di libertà, e mentre il ramo della quercia risaliva all’insù…  vedevo già lontano il tramonto del sole con le sue realtà.

Umberto Coro.
Cuorgnè, giugno ’06.
Dall’opera unica DEP. SIAE “OLTRE LA FINESTRA                                                                


27 novembre 2011


Nevicata

Opera di Umberto Coro

22 novembre 2011

"L'ho sempre pensato"

Allora… il sole
sembrava che sorgesse solo per noi!
I suoi raggi mandavano
la gioia della vita, la gioia dell’amore.
Poi un giorno si oscurò per noi,
ancor prima di tramontare!
Così scoppiò un lungo temporale.
Da allora…
non riuscì più a splendere per noi quel sole!
Non c’era più un sorriso sereno.
Un qualsiasi dialogo alimentava il temporale.
Così noi ci siamo allontanati,
ognuno a cercare il suo sereno!
per non scagliarsi le colpe l’uno sull’altra.
N'è passato di tempo da allora
con la vita che scorre da sola.
Sai io ora ho una compagna, e tu?.
La mia si chiama solitudine; con lei parlo sempre!
Lei non si stanca mai di ascoltarmi!
Sai le parlo anche di te!
Le volte che ti ho amato, che ti ho odiato,
le volte che ti ho cercato, ma in orgoglio mai trovato.
Sai non te l’ho mai detto ma l’ho sempre pensato!
Che ti apprezzo per un gran motivo.
Voglio dirti grazie e ancora grazie!
Per avermi regalato quattro stelle che sono i nostri figli,
che aprono il cielo più immenso del cuore.
Grazie e scusa se non l’ho detto mai prima
ma l’ho sempre pensato!
Sai la vita si prende sempre tutto,
ma lascia anche quel che ha dato un ricordo,
un affetto una carezza, una soddisfazione!
Sai non te l’ho mai detto ma…
L’ho Sempre Pensato!

Umberto Coro Cuorgnè,09.12.06

(Tratta da op. unica “Petali X Voi” DEP. SIAE)

"Carissima terra mia"

Ti faccio sapere, che dopo tanto tempo
comincio a stare male e che in questo momento
ho tanta voglia di rivederti
Carissima terra mia, con me sei stata avara!
Avara di lavoro, ma ricca di un gran tesoro
c’è la mia gente, che ha un cuore d’oro
e poi vorrei rivedere nei campi le onde del grano,
sentire quel dolce profumo di alloro.
Le colline, che profumano di resine, d’eucalipti.
Rivedere quelle scogliere strapiombanti
sull’azzurro mare.
Ti giuro, che ho tanta voglia di rivederti,
ho tanta voglia di ritornare.
Carissima terra mia
adesso basta, perché potrebbe farti male
questa mia lettera, che ti parla soltanto di nostalgia.
Saluta la mia gente, ma non dire a loro niente.
Non dire che ho tanta voglia di te e della mia gente,
non dire che ho pianto per te.
Ora ti lascio e ti abbraccio… “ti amo!!”
Chi ti ha scritto?
Un emigrante Lontano.

Umberto Coro, Olbia-1982-

(scritta per un emigrato residente in Germania)